Creare un caso studio
Presentare un progetto di comunicazione
Un progetto di comunicazione, prima che venga divulgato, va presentato. Normalmente la prima presentazione si fa al cliente che lo ha commissionato. Quest’ultimo deve decidere se il progetto è di suo gradimento e deve capire se quello che si sta presentando può raggiungere gli obiettivi di comunicazione prefissati.
È evidente che la presentazione è cruciale perché un progetto di comunicazione possa procedere allo step successivo del suo percorso di sviluppo e possa quindi essere utilizzato.
Non credo che esista una regola ferrea su come presentare un progetto, ogni progetto è un caso a sé stante, perché ci sono una serie di variabili da tenere presenti e non credo sia utile generalizzare troppo.
Quello che è importante è che vengano presentati al meglio tutti gli elementi che fanno parte del progetto e che si possa offrire una visione chiara e precisa di ciò che si è progettato e del perché sono state fatte determinate scelte progettuali.
Non è sufficiente, mettere tutto nero su bianco, ma bisogna anche essere in grado di difendere il proprio lavoro. Se si è scelto un determinato colore, ad esempio per un marchio, è necessario saper controbattere – in modo pacato, si intende – ad una critica o ad una osservazione e bisogna avere il polso di cercare di tenere il punto. Ci sono anche situazioni in cui conviene cedere il passo, ma ci sono dei limiti intrinsechi del progetto che non dovrebbero essere valicati, onde evitare di snaturare le scelte fatte e rischiare di ritrovarsi con un progetto che fa acqua da tutte le parti. Qui sta la bravura legata al capire quanto si può cedere al cliente o quando, magari, è meglio ritirarsi e rimettersi al lavoro.
Rammento quando, durante l’esame del primo anno del corso di comunicazione, mi venne mossa una critica sulla scelta che avevo fatto per le maglie brandizzate per un acquario. Avevo scelto delle casacche da marinaio, che non piacevano alla mia docente di Graphic Design, ma che piacquero tantissimo al presidente della mia scuola, che alla fine era quello che decideva i voti. Prima che il presidente si esprimesse in merito, difesi a spada tratta la mia scelta, senza cedere di un millimetro. Subentrò il presidente e mise fine alla discussione, dicendo che secondo lui, non solo le casacche erano molto eleganti, ma che erano perfette per il brand. A volte il gusto personale e la carica rappresentata possono essere l’ago della bilancia, ma sono sicuro che, se avessi fatto scena muta e avessi semplicemente dato ragione alla mia insegnante, il presidente della scuola non si sarebbe prodigato per me.
Da una parte c’è, quindi, la presentazione cartacea o digitale e dall’altra la bravura dell’oratore che porta avanti la presentazione. Ma quando l’oratore non c’è? Qui entriamo nel terreno più specifico delle presentazioni dei casi studio.
Presentare un caso studio
Presentare un caso studio, è diverso dal presentare un progetto ad un cliente. Per prima cosa, non c’è un cliente, ma una vasta schiera di possibili clienti. Visitatori distratti che cercano qualcuno o qualcosa e che dovrebbero essere attratti, in qualche modo, da un progetto rispetto ad un altro.
Un caso studio può essere pubblicato sul sito web della propria agenzia, sul proprio sito-portfolio personale oppure su uno delle tante piattaforme di autopromozione, utilizzate soprattutto dai progettisti per cercare ispirazioni e inutilmente subissati di progetti di ogni tipo. Tra i tanti, personalmente, per Kenitte, ho scelto Behance della Adobe. Pensare di poter render conto delle scelte progettuali, in contesti come questo mi sembra complesso e forse anche poco utile, perché si rischiano di creare delle distrazioni che possono distogliere l’attenzione di chi guarda dalle forme e dai contenuti visivi che sono un po’ i protagonisti di questi ambienti digitali. Il focus è spostato sul progetto in sé piuttosto che sul come e perché.
Non ci sono solo Behance, Dribbble o Pinterest per citarne anche altri. Un caso studio può essere usato per presentare un progetto passato, nel ventaglio del proprio portfolio ad un determinato cliente, durante una riunione in presenza, oppure durante una videochiamata. Ormai succede sempre più spesso di presentare i progetti realizzati proprio in questa forma.
Ma sinceramente, la riunione in presenza è la migliore soluzione per presentare un progetto. Ci si prende tutto il tempo che si vuole, si riesce a focalizzare l’attenzione su tutte le scelte progettuali fatte e si può essere molto più coinvolgenti. E poi, permettere al cliente di toccare con mano una carta speciale, un effetto rilievo su una copertina. Questo, a mio avviso non ha prezzo.
All’ultima riunione a cui ho partecipato, in Italia, sono arrivato con un trolley, veramente molto pesante. Come sono entrato in azienda, ho scorto le espressioni divertite dei presenti, che non capivano.
Quando ho tirato fuori gli strumenti di comunicazione cartacei realizzati in tanti anni, le diverse forme dei libretti, i colori scintillanti o opachi e le foto patinate, ho conquistato tutti. Non è così semplice fare lo stesso in una riunione via Microsoft Teams.
Come ho già detto i casi studio hanno, almeno per quel che riguarda la strategia che ho ipotizzato per la mia agenzia, due obiettivi principali:
- Presentare il lavoro svolto su internet
- Presentare il lavoro in una riunione in presenza o durante una videoconferenza
Esistono anche altri canali di distribuzione: ad esempio si potrebbe presentare un making-of specifico di un caso studio e postarlo su Instagram oppure su TikTok. Ce ne sono molti e sono molto ipnotici. Secondo me, però, questo uso esula da questo discorso, perché ci si focalizza sul come fare e non tanto sul progetto che diventa un attore marginale.
Ritornando alle modalità di presentazione del lavoro svolto negli anni o per un progetto specifico, abbiamo visto che effettivamente ci sono delle differenze tra il presentare un caso studio avendo a posteriori anche la possibilità di aggiungere dettagli a voce da calibrare in base anche alla platea e alle situazioni e una che viene pubblicata on-line e dovrà essere autoesplicativa.
Se ci si trova nella situazione di sviluppare una presentazione autoesplicativa potrebbe essere utile aggiungere qualche dettaglio, cono il rischio, però, di creare rumore, o inquinamento visivo alla presentazione e soprattutto allungare il numero delle slide con il rischio di possibili abbandoni in itere. Si può allora optare per lo sviluppo di due presentazioni diverse, con diversi obiettivi. Ma qui nasce l’onere di mantenere aggiornate entrambe, cosa non facile. La scelta non è semplice.
Un solo strumenti di comunicazione, flessibile
C’è un’altra possibilità, quella di creare una presentazione flessibile, cioè che permetta di essere esportata facilmente in due o più versioni, magari omettendo alcune slide per una versione e aggiungendone delle altre per venire incontro ad altre necessità più specifiche.
In questo modo è anche possibile personalizzare una presentazione per una riunione particolare, quando si vorrà catturare l’attenzione dell’interlocutore su certe scelte progettuali fatte in un determinato progetto piuttosto che su altre.
A mio avviso strumenti come Adobe Illustrator o Adobe InDesign, sono i più adeguati per questo tipo di presentazioni flessibili: hanno una modalità multi-pagina che permette di gestire layout più complessi con una certa semplicità. Tra i due, Adobe InDesign è più comodo se si devono gestire molte pagine, Adobe Illustrator – di contro – ha una gestione delle tavole da disegno più “lbera” e che può essere utile per creare layout più movimentati, liberi e moderni.
La scelta che ho operato per Kenitte
Per quanto mi riguarda, ho fatto una scelta più complessa, ma quasi obbligata. Come ho già accennato nel post della scorsa settimana, Progettare, sviluppare e archiviare, sto lavorando ad un caso studio molto complesso, che abbraccia un periodo temporale molto esteso. Per molti anni come Peja Design, ora Kenitte, ho lavorato come direttore creativo e tecnico per Ecopneus, un cliente che affidò tutta la comunicazione visiva alla mia agenzia e che ci permise di lavorare su molteplici aspetti legati alla comunicazione: immagine aziendale, siti web, eventi e advertising.
In due settimane di lavoro sono riuscito a ripercorrere solo due anni di attività e ancora ho dei progetti da finire di sviscerare. Si capisce bene che ho trovato praticamente di tutto, da file di Adobe Flash a manuali di coordinamento e comunicazione, passando per pagine pubblicitarie di vario genere e formato. Ho quindi scelto di suddividere il lavoro in più parti:
- Creare un manuale suddiviso per anni con tutti gli strumenti di comunicazione creati per il cliente e che potrà essere utilizzato per presentazioni ad ampio respiro
- Brevi presentazioni legate a specifici campi di interesse, da pubblicare sul sito di Kenitte tra i progetti, sul mio portfolio personale e su Behance.
Per questi tre canali ho infatti ipotizzato un formato di presentazione che potesse essere facilmente condivisa senza troppe variazioni.
Per il manuale suddiviso per anni, quindi con uno sviluppo più orizzontale della timeline progettuale, ho creato un template in Adobe InDesign, con una gabbia modulare in grado di presentare al meglio strumenti di comunicazione di varia natura e con dimensioni anche molto diverse l’uno dall’altro.
Per le presentazioni più verticali, legati a campi di interesse specifici (advertising, immagine aziendale, eventi, …), come ho già fatto per gli altri casi studio, userò Adobe Illustrator che mi permette di dividere in modo molto semplice le tavole da disegno e di esportarle in formato PNG utile per la pubblicazione sul web.
Come accennavo prima, il lavoro è ancora in corso e quindi continuerò ad usare questo lavoro come spunto per altri articoli del Blog di Kenitte, quindi, non perdete i prossimi post.